Cito poche frasi pronunciate il 7 novembre dal segretario generale dell’ONU Antonio Gutierres al Cop 27 di Sharm E-Sheikh: “il nostro Pianeta si sta avvicinando rapidamente a dei tipping point (punti di svolta) che renderanno la catastrofe climatica irreversibile…Siamo su un’autostrada diretti verso l’inferno climatico, con il piede sull’acceleratore“.
Nel 1972 il nostro Aurelio Peccei, del Club di Roma, aveva chiamato questo punto di non ritorno “il malpasso”: ma dai più non fu preso sul serio. Ora nonno Gutierres chiede ai grandi della Terra che cosa risponderemo al “bambino 8 miliardi” che nascerà in questi giorni, e che, quando sarà grande, ci chiederà: “Che cosa avete fatto per il nostro mondo e per il nostro Pianeta, quando ne avevate la possibilità?”. Per questo lancia un appello per la nascita di uno storico “Patto di solidarietà climatica fra economie sviluppate ed economie emergenti”, come alternativa a ad un “Patto di suicidio collettivo”. Appello finale: “Lottiamo insieme e vinciamo per gli otto miliardi di membri della nostra famiglia umana. E per le future generazioni”.
Gutierres non ha certo dimenticato le guerre, in particolare quella che si svolge in Ucraina. Esse sono il contrario di ciò che si deve fare per non inquinare, non distruggere, non sprecare vite, città, risorse alimentari, reciproca fiducia e solidarietà. Il 5 novembre a Roma si è svolta una grande manifestazione per la pace, con circa centomila partecipanti e oltre seicento organizzazioni, cattoliche e laiche, con motivazioni e culture anche diverse, ma unite nell’essenziale: non confondere fra aggressore russo e ucraino aggredito, (la Carta dell’ONU riconosce nell’art. 51 il diritto all’autodifesa e chiede l’impegno internazionale per gestire le crisi); non sventolare bandiere di parte, ma un enorme striscione per la pace; richiedere che l’Italia firmi il Trattato per la messa al bando delle testate nucleari, entrato in vigore il 22.1.2021.
Il presidente della CEI card. Zuppi, in una lettera rivolta a ogni partecipante, ha chiesto “una rivoluzione di mentalità, per capire che la pace non è un dato, ma una conquista”. Papa Bergoglio, parlando ad Assisi (24.9.022), aveva rivolto “a braccio” ai giovani ricercatori di tutti i continenti in merito alla “Economy of Francesco”, questo invito: “Se non avete niente da dire, almeno “fate chiasso”.
Ha poi supplicato Putin di fermare la spirale di violenza “anche per amore del suo popolo” e ha chiesto a Zelenskyj di essere” aperto a serie proposte di pace”.
La frustrazione antropologica provocata dalla constatazione dello scarto esistente fra lo sviluppo della coscienza etica e i comportamenti reali dell’homo sapiens, dalla vita familiare a quella sociale e ai rapporti fra i popoli e gli stati, costituisce forse il problema più scandaloso del nostro tempo, quello che inquieta tutte le scienze umane e naturali, non solo sul piano dell’interpretazione, ma anche sul piano della gestione razionale dei conflitti. La violenza distruttiva verso gli altri e verso l’ambiente, in particolare con guerre e saccheggi, è un comportamento volto a impedire ai conflitti di svolgere la loro funzione di regolazione dei rapporti fra gli avversari in termini di giustizia e di compatibilità con gli altri e col mondo.
Papa Francesco ha sintetizzato così il suo viaggio in Barein: “Siamo qui, credenti in Dio e nei fratelli, per respingere il “pensiero isolante”, quel modo di vedere la realtà che ignora il mare unico dell’umanità, per focalizzarsi solo sulle proprie correnti“.
Per vincere la frustrazione citata non si deve isolarsi nella rabbia e nell’indifferenza. “Mai soli e mai contro”. Con speranza e pazienza.
Luciano Corradini