Ciao!
Sono Monica Sandonà, ho 19 anni, e sto svolgendo il mio Sve a Limoges, una cittadina nella Nuova Aquitania, Francia.Ho deciso di partire per varie ragioni e non è stato semplice accettare di lasciare tutti e tutto, soprattutto, perchè sono una ragazza che ama stare in compagnia e avere tutta la giornata impegnata in varie attività. Sentivo però dentro che dovevo cambiare qualcosa,la mia quotidianità, che dovevo vivere un’ esperienza forte che mi facesse capire veramente la strada da intraprendere al mio ritorno, fosse essa l’ Università o un possibile lavoro. Mi sono diplomata in discipline turistiche, ma ero più che sicura che quello non fosse il mio mondo.Il francese è da sempre una lingua che adoro ed ecco perchè nel scegliere il mio progetto, ho privilegiato la Francia. Dopo varie fasi, finalmente il 1 Settembre 2017 sono partita, convinta di dimostrare in primis a me stessa la forza del mio carattere e la determinazione della mia persona.
Nella descrizione del mio Sve vi era scritto che avrei lavorato in una struttura per ragazzi disabili, alcuni molto gravi, per la durata di dieci mesi.Tutte le persone con le quali parlavo mi chiedevano se fossi folle a voler intraprendere una via così difficile e complessa come quella della disabilità, anche perchè non avevo alcuna esperienza nel campo. Tutt ‘oggi, dopo 5 mesi posso affermare che nulla è più importante di ciò che sentiamo dentro, di ciò che pensiamo e che nulla e nessuno può ostacolare le nostre scelte. Se avessi dovuto ascoltare tutte quelle voci che mi bloccavano, ora non potrei raccontare quello che sto vivendo qui.
E’ un’ avventura per me cominciata in salita, non è stato facile ambientarsi, vedersi da soli, rialzarsi e andare avanti.Noi volontari Sve, abbiamo però la fortuna di avere dei tutor, uno presso l’ associazione di invio (Italia) e uno facente parte dell’ associazione d’ accoglienza (Francia), presente sul luogo.Grazie a loro e ai seminari di formazione, ho costruito i miei obiettivi per questi dieci mesi e ho voluto darmi il tempo di scoprirmi, di vivere la Francia e le opportunità che poteva offirmi. Cinque giorni a settimana lavoro a Bertha Roos, un centro diurno che accoglie bambini e ragazzi dai 3 ai 20 anni con gravi disabilità, mentali e fisiche.
I primi giorni non riuscivo a capire come potermi inserire in un ambiente così “ di sofferenza”, io che ero abituata a ridere sempre e scherzare con tutti. Fortunatamente la lingua non è mai stata una barriera per me, ma non è stato di certo automatico inserirsi in un gruppo di adolescenti, ognuno con i propri bisogni specifici. E’ bastato veramente poco per rendermi conto che il dolore che vedevo, era solo ai miei occhi, poichè se prestavo attenzione, ognuno di loro era pronto a darmi segni di gioia e allegria continua. Sono ragazzi che non possono parlare, ma credetemi che riescono ad esprimere piccole ma enormi emozioni.
Ho imparato a conoscerli e loro a conoscere me. Ho imparato a guardarli negli occhi e capire di cosa abbiano bisogno. Ho imparato a osservare, ascoltare, rendermi conto che tutto ciò che faccio per loro, non è nulla se paragonato alle immense soddisfazioni che mi danno. Torno a casa ogni giorno stanca, ma sempre più arricchita e anche se non sono giornate leggere, so che posso affidarmi in qualsiasi momento alle mie colleghe, persone davvero speciali. La mia vita qui in Francia è ovviamente diversa da quella che avevo in Italia, molto più tempo libero da impegnare e molte più occasioni per mettermi in gioco,ma è giusto accettare il cambiamento.
Sono riuscita a crearmi il mio gruppetto di amici, a iscrivermi in palestra e condivido momenti con il mio coinquilino, spagnolo, anch’egli volontario europeo. Convivere con qualcuno che non fa parte della tua famiglia è anch’essa una sfida, poiché si tratta di rispettare gli spazi in comune,di conoscersi, di scoprire differenze culturali importanti. Grazie al primo seminario a cui ho partecipato, ho incontrato ragazzi e ragazze con le quali, sono ancora in contatto e alcuni di loro mi hanno ospitato il weekend nelle loro cittadine francesi, come Bordeaux ad esempio. E’ stato molto utile, per me poter scambiare opinioni e sensazioni con loro, poiché anche se con percorsi differenti, siamo tutti in cammino verso qualcosa, stiamo tutti imparando. Se tornassi indietro prenderei la stessa scelta di ripartire, sebbene le difficoltà iniziali ci siano state e la mancanza della famiglia e dei propri affetti si faccia sentire puntualmente.
Questo perchè lo Sve è un’ esperienza unica, a tutto tondo che mi sta permettendo di riflettere concretamente su cosa voglio, su chi sono e dove posso arrivare. Mi permetto di consigliarla a tutti quei giovani desiderosi di mettersi in gioco, coscienti del fatto che è un percorso formativo importante, ma richiede volontà e impegno. Sono fortunata, perchè il lavoro che svolgo mi piace davvero moltissimo, tanto che dopo cinque mesi sto maturando l’ idea di iscrivermi, una volta tornata, all’università, facoltà di scienze dell’ educazione per diventare così educatrice e poter proseguire in questo settore.
Prendete con voi coraggio, grinta, tanta curiosità e partite, sarà un grandissimo ricordo che vi terrete per tutta la vita!
Monica