Un anno fa Paola Baiguini da Gianico Vallecamonica partiva per la Germania con un bagaglio di entusiasmo, aspettative ed incertezze: 12 mesi dopo ecco le sue parole a riguardo della sua esperienza di Servizio Volontario Europeo presso un centro giovanile per ragazzi svantaggiati con i quali Paola ha convissuto e supportato.

“Si dice che partire sia la più bella e coraggiosa di tutte le azioni. Quante volte da quando ho preso la decisione di fare un anno di Servizio Volontario Europeo mi sono sentita dire: “Che coraggiosa!”, ma se mi chiedessero da dove ho preso quel coraggio, non saprei dare una risposta precisa.

Forse dal fatto di voler essere una delle eccezioni tra i ragazzi della mia età e invece di restare in Italia andare all’estero, magari diventando un esempio in futuro; o forse dalla convinzione che la vita sia adesso, come diceva Bon Jovi in “It’s My Life”: è ora o mai più, e questo concetto del cogliere l’attimo l’ho capito proprio grazie a quest’esperienza.

Potranno sembrare solo frasi fatte ma il tema del tempo è sempre stato un argomento che mi ha affascinata, tanto da affrontarlo nella mia tesina per l’orale della maturità; questo giocatore avido, come lo definiva Baudelaire, non può essere fermato e per quanti strumenti ci possano essere per catturare il momento con foto e video, il modo migliore resta viverselo al massimo.


I ricordi migliori che ho di questi viaggi non sono materiali, ma sono emozioni che porterò per tutta la vita nel mio cuore; sono gli abbracci, le risate, i sorrisi delle persone che ho incontrato e soprattutto dei ragazzi del mio gruppo. Sapevo che non avrei mai potuto risolvere i problemi, personali e familiari, che questi ragazzi hanno – non avrei mai potuto cambiar loro la vita – ma se riuscivo anche solo a cambiare in meglio le loro giornate, per me era già un successo. Come quando li vedevo giù e riuscivo a strappar loro un sorriso, o come quando non si sentivano capiti dai miei colleghi educatori (spesso troppo presi dalle questioni burocratiche per ascoltare con calma i ragazzi) e io invece li ascoltavo, li lasciavo sfogare e cercavo di dare dei consigli.


È spesso l’ascolto che manca oggi e questo mi riporta ad un’opera citata nella mia tesina, la storia di Momo, una bambina capitata per caso in un villaggio e amata da tutti perché sapeva ascoltare davvero e così facendo aiutava gli altri a stare bene. Un giorno però arrivano degli uomini grigi che vogliono rubare il tempo delle persone per nutrirsene: per loro il tempo è denaro e vale solo se viene speso per produrre qualcosa di concreto, quindi è sprecato se speso per gli altri. Così questi uomini convincono gli abitanti del posto a lavorare tutto il giorno senza sosta, in modo da non poter più avere un attimo per riposare e stare insieme; tutti iniziano ad innervosirsi e a diventar egoisti e cattivi gli uni verso gli altri. Momo alla fine riesce a riportare l’armonia insegnandoci come il tempo sia il dono più prezioso che abbiamo e che possiamo offrire agli altri. Ed il volontariato è, tra le tante cose, anche questo: spendere il proprio tempo per l’altro, per ascoltarlo e farlo stare bene.

Ciò che il volontariato mi ha insegnato cerco di metterlo in pratica nella vita di ogni giorno; ad esempio, nonostante i vari impegni cerco di trovare sempre un attimo per una chiacchierata con un mio amico, e bisognerebbe imparare a non lasciarsi rubare il tempo da niente e da nessuno, che sia un telefono o altro.

Auguro a chiunque stia leggendo di vivere appieno il tempo che ha, di cogliere l’attimo e di avere il coraggio di partire, sia verso un posto nuovo che verso una cosa nuova… e so che tutto questo può far paura ed è normale… ma non lasciar vincere la paura: vinci tu!”

 

Paola

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