Da sei anni faccio il segretario di Atelier Europeo, l’associazione promossa da 5 realtà Bresciane il CSV, il Forum 3° Settore, la CGIL, la CISL, Koinon e da un nuovo entrato di origini bergamasche il Patronato San Vincenzo.
Una funzione che mi ha permesso di approfondire e conoscere ampiamente luci e ombre degli strumenti di erogazione Europei.
Ma soprattutto che mi ha dato modo di capire come e perché gli Italiani si avvicinano con particolare sospetto e circospezione alle opportunità che offre l’Europa a tutti i cittadini Europei e quindi anche a noi Lombardi.
Sulle criticità e sulle problematiche non voglio soffermarmi in questo articolo perché sono molte e già altri scrivono e si dilettano a raccontare le cose che non vanno.
Preferisco affrontare le opportunità e le positività che ho scoperto e riscontrato in sei anni di appassionato studio delle opportunità Europee.
Prima di tutto voglio dire a gran voce che i bandi europei sono alla portata anche di noi Lombardi. L’esperienza che ho vissuto a contatto quotidiano con i 25 progettisti che frequentano AE, è che i bandi europei sono difficili ma che i nostri giovani sono in grado di affrontarli e soprattutto di vincerli.
Basta metterli nelle migliori condizioni per partecipare. La prima regola è quella di dargli la possibilità di specializzarsi su un tema, offrendo loro idee progettuali di alto spessore e qualità. Aggiungendo magari qualche relazione internazionale di livello europeo e contenuti di qualità per la scrittura di un buon progetto.
Quanto è difficile trovare delle buone idee. Sembra che il terzo settore e il sociale dei nostri territori sia fermo alla stato di fatto. Fatichi a pensare a soluzioni che abbiano bisogno di strategia, di sogno.
È veramente difficile trovare qualcuno che abbia idee da due o tre milioni di Euro, tanto finanzia l’Europa per un progetto di ricerca o innovazione nel sociale sul programma Horizon2020. Sono certo che nei prossimi anni e grazie ad un continuo dialogo tra i responsabili delle istituzioni e degli enti con i progettisti professionisti scaturiranno progettazioni in grado di partecipare e di vincere anche progetti di grandi dimensioni.
Un altro lato positivo che ho riscontrato in questi primi sei anni di AE è che la progettazione diventa uno stile di vita che condiziona tutto il sistema che si lascia contaminare da questa modalità. Permette di evitare tanti errori dovuti all’improvvisazione e alla fretta. Aiuta ad analizzare cosa fanno altri operatori nello stesso ambito. Permette di aprire la mente e di studiare gli altri sistemi alla ricerca di cosa funziona meglio e si può applicare anche nel nostro paese.
Personalmente alla luce dell’esperienza fatta in questi anni in AE posso dire che solo nel bresciano ci sarebbe spazio per almeno 200 progettisti europei. Professionisti di alto livello che oltre che a garantire una vita libera e dignitosa alle loro famiglie garantirebbero con il loro lavoro una capacità straordinaria di internazionalizzazione del nostro territorio.
D’altro canto la mondializzazione in cui siamo immersi è questo che ci offre e che ci chiede. Aprirci alle opportunità del mondo pensando in modo globale ed agendo a livello locale.
Angelo Patti