Nada è stata in Romania, dove ha partecipato ad uno scambio giovanile sul tema cittadinanza attiva dei giovani: “Open to change”. Tornata dall’esperienza, ci propone una bellissima riflessione su cosa abbia significato per la sua vita questo viaggio.
Prima di iniziare a descrivere l’esperienza, le attività svolte, le sensazioni provate, le fantastiche persone conosciute e tanto altro, desidero riportare un aforisma di John Steinbeck che ritengo sia in grado di descrivere al meglio la mia avventura: “Le persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone”. Infatti il progetto ERASMUS+ “Open to Change”, svolto nella città di Targu Jiu in Romania, ha avuto un’influenza indefinibile sulla mia personalità e sul mio modo di rapportarmi con gli altri. In seguito a quest’esperienza ho realizzato che i limiti che ci imponiamo da giovani non sono insormontabili, anzi, valicabili e modificabili e sono proprio questi viaggi imprevisti e non preventivati che arricchiscono la persona e le fanno acquisire sicurezza, responsabilità e soprattutto le cambiano la vita!
Prima di partire in Romania, ero in preda all’ansia per la maturità imminente e per la scelta dell’università. Per questo motivo, pur conoscendo i rischi a cui andavo incontro, ho deciso di vivere quest’esperienza che si è rivelata nutrimento per l’anima. Spesso infatti la monotona routine annienta lo spirito intraprendente e riduce drasticamente la motivazione, spegnendo il desiderio di affrontare nuove sfide e di raggiungere gli obiettivi prefissati. Inoltre, a causa della pandemia da COVID-19, della guerra ucraina e delle recenti tensioni politiche internazionali, noi giovani di oggi ci ritroviamo, più del passato, fragili, insicuri, abbandonati e intrappolati in una vita che non è quella sognata.
Tuttavia, una valida soluzione a tutte queste insicurezze esiste e porta il nome di “Erasmus+”. Questo programma mi ha permesso di “isolare” la mente dai pensieri negativi, di fare nuove esperienze e di trovarmi in un ambiente tutto da scoprire. All’inizio, tutto appariva così estraneo: le persone, lo spazio, la lingua e la città, ma fin dal primo giorno, siamo diventati un grande gruppo: ragazzi provenienti dall’Italia, dalla Romania, dalla Lituania e dalla Turchia che condividevano pensieri, critiche e riflessioni su diversi argomenti senza il timore del giudizio altrui. L’obiettivo principale del progetto era infatti quello sopperire alle insufficienti opportunità di partecipazione alla vita sociale ai giovani attraverso percorsi specifici, al fine di accrescere la consapevolezza e i comportamenti di cittadinanza attiva.
Insieme ad altri 46 ragazzi partecipanti al programma, nel corso delle varie attività, abbiamo avviato dibattiti sui diritti umani, sulle questioni globali, sugli argomenti relativi alla democrazia, compreso il valore delle risorse umane e delle politiche giovanili dei Paesi partner. Alcuni dei laboratori svolti erano incentrati su attività concrete come, ad esempio, la creazione di una breve sceneggiatura per diffondere messaggi riguardo al tema del bullismo, della democrazia, dei diritti e delle libertà dell’individuo. Il terzo giorno del progetto abbiamo fatto anche una gita in montagna e visitato il monastero di Polovragi e le grotte “Pastera Muierii”. Il tempo era freddo ma tutti eravamo riscaldati dalla bellezza del panorama. Una volta tornati a Targu Jiu, come da agenda, abbiamo vissuto la serata interculturale, tutti abbiamo mostrato la nostra cultura, insegnato balli divertenti e dinamici e condiviso deliziosi piatti nazionali. In ultimo abbiamo dato vita ad un programma di supporto alla comunità. Il mio gruppo per lo svolgimento di questo task ha pensato di ideare un “Youth Center”, uno “spazio sicuro” che tiene conto delle numerose difficoltà e delle necessità del giovane di oggi nella società. All’interno della struttura il ragazzo potrà infatti partecipare a incontri formativi e di orientamento, a laboratori interattivi, a corsi di lingue, a club che promuovono la comunicazione tra persone che parlano differenti lingue, trovare sportelli di ascolto e svolgere gite turistiche per conoscere il territorio.
Il momento più triste è stato di sicuro l’ultimo giorno dedicato ai saluti, ma come si sa tutto finisce. I giorni sono volati e avrei voluto fermare il tempo, desideravo che quella settimana così meravigliosa non finisse mai, però, sentivo che, proprio perché finiva, era ancora più speciale. Ricorderò per sempre tutti momenti vissuti, tutte le persone che ho conosciuto e che forse non rivedrò mai più, però li ho nella mia memoria aldilà della lontananza fisica e geografica. Per concludere desidero fare un appello a tutti i giovani all’ascolto là fuori: vi consiglio vivamente di provare un progetto Erasmus+ perché è la più grande esperienza per acquisire nuovi amici, nuove esperienze, nuovi ricordi e nuove competenze spendibili nel mondo del lavoro, tra cui la capacità di adattamento, di parlare di fronte ad un grande pubblico, di relazione interpersonale e di comunicazione”. Inoltre, la partecipazione ad un progetto europeo richiede di comunicare in una lingua straniera per poter comprendere ed essere compreso, requisito questo fondamentale per lavorare in una società globalizzata come la nostra.
Ed ecco la conclusione: sono maturata come persona, ho conosciuto nuove persone, nuove storie, nuove culture. Sono un’altra Nada.
Dal momento in cui sono salita sull’aereo che mi avrebbe portato a casa, ho capito che la mia vita non sarebbe stata mai più la stessa.
Nada El Majdoubi