Quando fu sognata, promessa e abbozzata, nel secondo dopoguerra, l’Europa stava peggio di oggi, ma aveva scoperto, fra le macerie, i suoi principi cardine (dignità, diritti e doveri, unità e diversità), che furono scritti nella Costituzione italiana del ’47, nella Dichiarazione dei diritti umani del ’48 e poi riassunti, nel 2000, nel motto dell’UE “Unità nella diversità”.
La nostra scuola si sintonizzò sul nitido disegno della nostra Costituzione, aggiungendo allo studio della storia l’educazione civica (Moro, 1958). Quelle carte fondamentali sono con gli anni ingiallite nella prassi e in molte coscienze. Due circostanze possono però aiutarci a cercare il filo rosso che lega la metà del secolo scorso alla realtà contemporanea, caratterizzata fra l’altro dalle elezioni del Parlamento europeo, fissate per l’Italia al 26 maggio.
Da un lato l’annuncio ministeriale delle prove del nuovo esame di stato, che prevedono, nel colloquio, anche domande sulle attività svolte nell’ambito delle “attività di Cittadinanza e Costituzione”, senza peraltro definirne i contenuti; dall’altro l’avvio della discussione parlamentare, nella Commissione Cultura della Camera, delle proposte di legge sull’introduzione dell’educazione civica nella scuola, presentate da parlamentari di diversi partiti. Tra queste, 15 sono di iniziativa parlamentare e una di iniziativa popolare, proposta dall’ANCI, per istituire “un’ora settimanale di educazione alla cittadinanza come disciplina autonoma con propria valutazione nei curricoli e nei piani di studio di entrambi i cicli scolastici”. Che cosa significano i due nomi con cui si indica ciò che si vuole ricuperare e/o innovare di questo “insegnamento/educazione”, con o senza le 33 ore annuali aggiuntive previste? Un contributo alla comprensione e alla chiarificazione dei termini, dei relativi significati e alla ricerca del filo rosso di cui si è detto, abbiamo cercato di fornire nel libro, da poco in libreria, intitolato Educazione alla cittadinanza e insegnamento della Costituzione (a cura di Luciano Corradini e Giuseppe Mari, Vita e Pensiero, Milano, 2019). La tematica viene approfondita con contributi di carattere pedagogico, storico critico, giuridico, didattico e con le relazioni di specifiche esperienze condotte in istituti scolastici di province diverse, come Brescia (Valcamonica), Roma e Reggio Calabria. Le scuole e gli stessi parlamentari possono, così speriamo, trarre indicazioni utili a tracciare una sorta di percorso di montagna, che non è certo un’autostrada senza buche, ma che altri ha già percorso e sta percorrendo, contando sulla propria testa, sul proprio cuore e sulle proprie gambe.
Qualche incoraggiamento in proposito viene dai dati ricavati da una pubblica consultazione, presentati nella sede del CNEL, dal presidente Tiziano Treu e da Romano Prodi, da cui risulta che il 62% degli italiani è europeista convinto e che il 65% non vuole uscire dall’euro. Prodi ha concluso: “L’Europa sociale c’è solo se c’è la volontà politica e l’UE rimane ad oggi l’unica area al mondo che garantisce il welfare a tutti i cittadini; e questa è la più grande conquista sociale e politica mai ottenuta dall’umanità”.
Concludo segnalando il primo numero di “Appunti di cultura e politica” 1, 2019, dedicato alle elezioni europee, in cui compaiono i saggi lucidi e ben argomentati di Pietro Pisarra, L’Europa, i suoi valori, il suo umanesimo: a chi ispirarsi per riprendere il cammino, e di Paolo Corsini, Un bivio storico per l’Europa. Seguono saggi di Luigi Alici, Luciano Caimi, Cesare Mirabelli e Giovanni Gasparini.
Aiutano nello sforzo di capire questo mondo inquinato e di cercare un po’ più in alto l’ossigeno di cui abbiamo bisogno, per vivere, per capire meglio e per agire in modo responsabile.
Luciano Corradini