La difficoltà che troviamo ad ottenere dal Ministero indicazioni utili per sviluppare seriamente nella scuola conoscenze e competenze che fanno capo a “Cittadinanza e Costituzione” è dovuta anche ad aspetti più generali della società attuale, e cioè ai limiti e alle contraddizioni che ostacolano da un lato l’esercizio, dall’altro la cultura dei diritti umani.
Sembra che i giovani d’oggi, pur dopo settant’anni di Costituzione, ritengano come scontate e dovute le conquiste democratiche della Resistenza e del Dopoguerra, mentre sospettano che la cultura che viene dalla scuola e dalle pubbliche istituzioni (la cosiddetta “politica” e l’amministrazione), non consentendo loro di godere di tutti i beni promessi (lavoro, libertà, uguaglianza, Welfare, benessere, sicurezza, pace), questa cultura, dicevo, sia poco spendibile, come se fosse una moneta svalutata.
Certi “diritti” sono di fatto, per molti, inesigibili, perché altri li ha rubati, consumati, trascurati, lasciando il conto da pagare ai posteri, o perché il neocapitalismo, in tumultuosa trasformazione tecnologica, se da un lato migliora la qualità e la durata della vita, dall’altro non riesce a garantire a tutti neppure le conquiste sindacali del secolo scorso. Privilegiando la sovranità del consumatore planetario, costituito da pochi ricchissimi e da molti poverissimi o impoveriti e frustrati, i signori del mercato, inseguendo profitti talora illeciti, sfruttano i lavoratori, mortificandone la dignità di persone e di cittadini, che si trovano così in difficoltà a programmare il loro futuro e a costruirsi una famiglia.
Questa realtà, schematicamente abbozzata, non è solo frutto di fatalità, di cupidigia e di rapine, o di progresso tecnologico, in sé positivo, ma è anche costituita da un complesso di beni e strumenti di cui possono comunque avvalersi le nuove generazioni. Questo almeno se intendiamo l’eredità non solo come lascito di debiti da pagare e di rendite di cui godere, ma anche come talenti da investire, con umiltà, creatività e coraggio, ricuperando lo spirito dei ricostruttori del Dopoguerra, senza lasciarsi irretire da nostalgie regressive di passate stagioni.
Questa visione e questa apertura sono emerse anche nell’organizzazione delle Olimpiadi nazionali di Debate (metodo di dibattito diffuso in scuole di vari paesi del mondo), che «sviluppa e potenzia tra i giovani le competenze di cittadinanza attiva e partecipata, promuove un valore di inclusione, riavvicina le ragazze e i ragazzi all’impegno sociale e politico, rendendo effettivo l’esercizio delle pari opportunità e traducendo tali abilità in competenze utili anche per il mondo del lavoro e dell’università» (G.Pierro, in”Tuttoscuola”, gen. 2018, p.55).
Pur restando patrimonio di “nicchie” di animatori, dirigenti, docenti e studenti motivati, iniziative di questo tipo vanno rilanciate a tutti i livelli, perché si sperimenti la fatica e la possibilità di “sortirne insieme”.
Luciano Corradini