A fine gennaio si sono svolti a Brescia due Capacity Building Workshop aventi ad oggetto la prevenzione dei discorsi e dei crimini d’odio e la prevenzione dei radicalismi in senso ampio. I due incontri, organizzati dall’Associazione Carcere e Territorio nell’ambito del progetto europeo “PARTES – Participatory approach to protecting places of worship” hanno visto la partecipazione attiva di 50 partecipanti.
Il primo appuntamento, rivolto a referenti religiosi, a realtà che a Brescia operano nell’ambito della marginalità, delle migrazioni, dell’accoglienza e alla Polizia Locale, ha affrontato le difficoltà che la società multiculturale odierna si trova a dover gestire, spesso senza avere a disposizione risorse e mezzi adeguati.
Punto di partenza delle riflessioni sono stati i dati offerti dal Rapporto 2024 sull’intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa – OIDAC Europe: 2.444 crimini d’odio anticristiani documentati dalla polizia e dalla società civile in 35 paesi europei nel 2023, tra cui 232 attacchi personali contro i cristiani, come molestie, minacce e violenza fisica. Circa 9.000 crimini contro le comunità ebraiche e 6000 contro quelle musulmane sono stati segnalati dai governi europei all’Odihr/Osce nel 2023. Tali numeri sono stati rafforzati dalla mappatura del consorzio PARTES che, nell’arco di due anni di progetto, ha analizzato 380 casi di attacchi violenti ai luoghi di culto riusciti, 16 attacchi sventati, 111 crimini d’odio e 11 attacchi informatici a luoghi di culto. Dopo aver affrontato i temi in questione da un punto di vista accademico grazie ai contributi della Prof Barbara Bello (UNITUS), del Prof Carlo Alberto Romano (UNIBS) e della Dott.ssa Luisa Ravagnani (UNIBS) si è dato ampio spazio alla discussione in tema di buone prassi nazionali e europee, come il progetto Kutub Hurra, presentato dal garante di Padova Antonio Bincoletto, attivo presso il carcere di Padova (iniziativa grazie alla quale i detenuti arabofoni reclusi in quell’istituto possono leggere libri in lingua e partecipare a gruppi di lettura misti, volti a migliorare la conoscenza reciproca di culture e religioni differenti, costrette a convivere in angusti spazi come quelli a disposizione in carcere) e il progetto portoghese di traduzione delle iscrizioni in arabo, presenti nella moschea di Lisbona, presentato dalla ricercatrice di IPS Elza Veldhuizen – Innovative Prison System (Lisbona).
Particolarmente utile è stata anche la relazione del Questore Eugenio Spina che ha offerto un efficace focus sulle strategie di prevenzione del terrorismo da parte del sistema di intelligence delle forze dell’ordine Italiane.
Il secondo evento, rivolto alle forze dell’ordine, ha visto la partecipazione di Polizia di Stato, Guardia di Finanza, Polizia Penitenziaria e Carabinieri e ha affrontato questioni relative al contrasto ad atti di estremismo violento contro i luoghi di culto, e strategie di sicurezza partecipata grazie a esperienze di dialogo interistituzionale.
Particolare rilievo hanno assunto l’inquadramento geopolitico proposto dal Comandante Daniele Panebianco, Capo di Stato Maggiore dell’Italian Joint Force Headquarters, la dissertazione proposta del Vice Questore Mauro Castiello in tema di protezione dei luoghi sensibili e la relazione del Comandante di Polizia Penitenziaria Vito Somma sulla gestione multiculturale delle condizioni privative della libertà.
A conclusione dei lavori i corsisti hanno alimentato una proficua discussione portando ciascuno il valore delle diverse esperienze professionali appartenenti a ciascuno di essi.