La maggior parte dei ragazzi che partecipava ai progetti di Volontariato Europeo è riuscita a rientrare in Italia prima dell’inizio della quarantena, alcuni però hanno deciso di restare nel Paese dove stavano svolgendo il loro servizio, anche per un senso di responsabilità civica. Sofia è una di loro e ci manda la sua testimonianza dalla Polonia:
“Che cosa daremmo per tornare a un mese fa. Che cosa daremmo per provare anche solo per un minuto la libertà che avevamo. Tutto ciò che ritenevamo superfluo o di poca importanza si sta rivelando fondamentale. I piccoli gesti come andare a fare la spesa, un incontro o un abbraccio sono ciò di cui sentiamo più la mancanza. In questi giorni molte cose sono cambiate. Abbiamo dovuto mutare le nostre abitudini e le nostre azioni. Si attende ansiosamente la sera per avere il resoconto dei decessi e dei contagi con il fiato sospeso, sperando anche in un minimo miglioramento. Per me la quarantena non si sta rivelando difficile. Sono in compagnia delle mie compagne di appartamento con cui ogni giorno cerco di confrontarmi e affrontare la situazione. Certo la scuola mi manca, proprio come un semplice invito a bere un caffè al bar o una passeggiata in centro. Ma mi rendo conto che ognuno debba fare dei sacrifici per un futuro. In un momento così difficile ogni individuo deve fare la sua parte. Ciò che viene chiesto è di rimanere a casa ed è nostra responsabilità non mettere in pericolo gli altri e noi stessi. Gli ospedali non possono sostenere ulteriori malati e per questo è necessario senso civico e rispetto. Ogni giorno chiamo i miei genitori per sentire come stanno e come l’Italia sta reagendo. Devo ammettere che mi sento in colpa. Sento la responsabilità di non poter essere lì con loro ad aiutarli e a sostenerli. Mi spiace per tutto ciò che sta accadendo al mio Paese e al mondo. Ci si sta preparando a una crisi mondiale e ogni Paese sta cercando di affrontarla a suo modo, consapevole delle difficoltà.
Credo che però ciò che preoccupa più di tutto sia non sapere quando o se tutto ciò finirà. Potrà ritornare tutto come prima? Fino a quanto non potremo riabbracciare i nostri nonni o ritornare a scuola? Quanto dovremo aspettare prima di andare a fare la spesa senza la paura di poter essere infettati o infettare alcun altro. L’ansia di non sapere cosa ci aspetti ci sta facendo impazzire. Siamo sempre stati abituati a fissare orari e impegni. Dal secondo in cui nasciamo fino alla nostra morte la nostra vita è scandita da orari. Vogliamo solo sapere quando, vogliamo ci vengano fornite delle certezze e la speranza di poter riavere ciò che abbiamo perso. Il desiderio è riottenere tutto ciò che componeva le nostre giornate.
Vorrei però anche soffermarmi sugli aspetti positivi di questi giorni. Mi ha fatto davvero molto piacere vedere come molte persone abbiano reagito a questa quarantena. Non lamentandosi o cercando un modo per aggirare le istituzioni, ma organizzando flashmob, suonando per la gente e condividendo magiche serate. Beh anche se ognuno era distante mai come adesso ho sentito la vicinanza e l’affetto che si è diffuso le sere scorse. Avrei davvero voluto partecipare e far sentire il mio supporto.
A volte ci impegniamo a organizzare per filo e per segno il nostro futuro che quando accade qualcosa di inaspettato tutto crolla. Il mondo che avevamo creato nella nostra testa scompare e dobbiamo ricominciare tutto da capo. La vita ci sorprende sempre e abbiamo imparato a vederlo. Non so se si riuscirà mai a ritornare come prima, se riusciremo mai a riacquisire la serenità di un mese fa, ma sono sicura che tutto ciò ci ha cambiato. Ognuno di noi avrà la consapevolezza che la libertà è un regalo così prezioso da non poter essere sottovalutato e magari non ci sembrerà più uno sforzo così grande andare a scuola o fare la spesa.”